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La Ruota dell'Anno

Ultimo Aggiornamento: 11/02/2012 16:50
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Sesso: Femminile
11/02/2012 16:50


Da tempo immemore l’umanità sente la necessità di calcolare, pesare, misurare in qualche modo celebrare quella dimensione impalpabile che si chiama tempo e ce con il suo trascorrere è legato in modo inestricabile alla condizione stessa dell’esistenza di ogni cosa. Molti oggetti di pietra incisi risalenti agli albori dell’umanità riportano tacche e scalfitture e molti studiosi sostengono che poteva trattarsi di un rudimentale metodo di registrare le fasi lunari. La luna attraverso le sue fasi è un formidabile strumento di misurazione del tempo: trascorrono circa 29 giorni e mezzo tra un plenilunio e l’altro. Un’attenta registrazione dei pleniluni permetteva ai gruppi di genti di stabilire il momento della migrazione della selvaggina o della maturazione dei frutti. Per migliaia di anni si è presa in considerazione la lunazione per gestire la vita, l’esistenza e la sopravvivenza delle tribù. Studiosi, proprio per l’importanza della luna, sono convinti che l’uomo primordiale avesse per ogni luna un nome particolare e ogni luna aveva il suo significato preciso esattamente come è accaduto in epoche più recenti. Ad esempio i nativi americani e più precisamente i Dakota attribuivano alla luna di luglio il significato di “luna in cui le oche perdono le vecchie penne” o ad esempio per i Mandan la luna di luglio era la “luna delle ciliegie”. Ma forse chi contò le lune non fu il primo uomo, ma bensì la prima donna. La parola “mese”, “misura”, “mestruazione” derivano tutte dalla comune radice sanscrita “mr” che indica la luna, ma anche il rito. Una perdita di sangue non collegata alla morte, bensì alla fertilità, alla vita, qualcosa che doveva apparire sacro. Luna- donna- sangue- fertilità: fu probabilmente la prima costellazione di significati simbolici legati al trascorrer del tempo. I calendari elaborati delle antiche civiltà regolavano ogni momento della vita: rituali religiosi, cerimonie civili, attività economiche e culturali si tenevano in date precise. Per noi potrebbe sembrare maniacale questo modo di tener conto delle lunazioni, delle stagioni, ma per i nostri antenati senza andare troppo indietro nel tempo, era di importanza fondamentale poiché in base alle stagioni e ai cicli lunari potevano determinare quale era il momento più adatto per la semina, per la raccolta, per condurre nei pascoli il bestiame. I Maya addirittura tenevano conto di calendari ancora più antichi di loro, tenevano conto di cicli di 64 milioni di anni. Che utilità poteva mai avere una cosa simile? La questione è che i calendari antichi non avevano solo la funzione utilitaristica che ha per noi oggi, bensì rispondeva a profonde esigenze spirituali, riflettenti una precisa concezione sacrale del cosmo. L’uomo antico si sentiva parte dell’universo, visto come un tutt’uno, una trama dell’essere dove ogni filo era collegato agli altri per mezzo di legami sottilissimi eppure indistruttibili. Questa concezione era infatti rappresentata mitologicamente dall’arte della tessitura oppure da un simbolo ancora più primordiale: la ragnatela. In molti miti dei nativi nord- americani la prima divinità fu la Vecchia Donna Ragno che diede inizio alla creazione tessendo il sogno del mondo che in questo modo divenne manifesto. Numerosi calendari antichi ci sono stati restituiti dall’archeologia. Uno dei più famosi è quello di Coligny che ci tramanda la cultura celtica, grazie al quale si è compreso che i Galli facevano uso di un complesso sistema di calcolo luni- solare. Per i Celti l'anno nuovo cominciava con la luna crescente dopo l'equinozio d'autunno. Nelle regioni celtiche della Britannia e dell'Irlanda si conservava la tradizione dell'inizio dell'anno nuovo a Samhain (il 1 novembre) così che cadesse sempre lo stesso giorno del ciclo solare. Un calendario diverso da quello di Coligny che riconciliava i cicli lunari e solari era in uso a quel tempo. L'anno consisteva di 13 mesi, 12 come gli odierni e un mese di 3 giorni alla fine di ottobre che collegava l'anno vecchio al nuovo. A questo calendario si collega la cosmologia celtica attraverso l'Ogham con i suoi alberi. La dottrina ciclica del tempo può essere benissimo rappresentata da una ruota, la Ruota dell’Anno che percorre il suo cammino lungo sentieri sempre diversi eppure sempre uguali.

Tratto da: Feste Pagane di Roberto Fattore
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