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Oestara: il Fuoco della Creazione

Ultimo Aggiornamento: 09/03/2012 16:30
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Sesso: Femminile
09/03/2012 16:30




Il lungo soggiorno nelle profondità umide e calde della Madre, il lungo Sogno nel Sonno ha generato nuove energie. La luce si smuove gentilmente nel cuore e rigenerati si rissale abbracciando appieno il vigore della rinata stagione. Nel potere della Luce i semi germogliano, i fiori s’aprono e l’inarrestabile brulicare di vita, in ogni luogo, non può più esser fermato. Il Figlio della Promessa ora cavalca risalendo le alte lande nella nuova Primavera del Mondo. Persefone la Silenziosa abbandona le sue vesti di tenebra portando con se oltre le tende del Regno Altro, l’Abbondanza, la Fecondità del Melograno, il suo simbolo d’eterno e ciclico ritorno. In un sol gemito, i rami partoriscono le nuove gemme che tenere si schiudo noal gentil raggio del Sole. La Notte Terribile, l’oscurità, cede piano il passo alla rinnovata e gioiosa Luce. Notte e Giorno sono in Equilibrio perfetto. I fanciulli corrono verso le colline con le loro ruote di fuoco, percorrendo lo stesso itinerario del Giovane Dio che sempre più s’attarda negli alti cieli. Sacro ed indispensabile è ogni sentimento che si rinnova sotto gli auspici migliori della Vita Crescente. Le risa e la gioia nel cuore possono e devono essere vissuti in tutta la loro pienezza e radiosità. Come la Terra che emerge nella Luce abbandonando l’accogliente Oscurità della Creazione, così noi emergiamo come radiose fiammelle, lumi argentei che sfiorano le alte fronde in cerca di nutrimento. Brigid ha lasciato in noi ad Imbolc, il Fuoco dell’Ispirazione, ora quell’Ispirazione muta in Creazione. E’ il momento migliore di creare con le nostre mani piccole cose che ci accompagnino nei prossimi cicli della Madre. Statue, bambole, sacchetti con semi, con le prime erbe che dal Ventre dischiuso della Madre mostrano il capo fiorito. Ogni cosa che creeremo in questo ciclo sarà carico dell’energia che tutto rigenera e guarisce. Sul Sentiero che da Imbolc porta verso Oestara, ci sarà capitato di abbandonare ancora rami che andavano recisi. Sono piccole “morti” che procurano sofferenza. Abbandonare cose che ci hanno donato gioia è sempre doloroso; ma se quella gioia poi è mutata e non è stata più tale, ma solo sofferenza e catena, è giusto per il nostro Spirito che si rinnova, permettere al naturale corso delle cose che ci guariscano. Una notte chiudiamo le finestre sul mondo con disperazione nel cuore, in preda al delirio della sofferenza. Il Sonno ci culla leggero e piccole luci danzano accanto a noi. E poi all’Aurora, nel limpido cinguettio che s’innalza maestoso tra le fronde degli alberi, scopriamo che le ferite del cuore sono guarite e nuova Luce pervade la nostra mente. Leggere danzano le libellule sul filo d’erba, sfiorando l’acqua, lo specchio dei nostri ricordi che scorre verso il mare per ricongiungersi alle memorie. Nella tradizione druidica la primavera viene celebrata con tre feste: Imbolc, che ne rappresenta i primi movimenti, Oestara che ne è la manifestazione visibile e Beltane che ne rappresenta la pienezza. Nelle tradizioni neo-druidiche contemporanee l’Equinozio primaverile è chiamato Alban Eiler “Luce della Terra” con riferimento al fatto che ora il sole si trova al di sopra dell’equatore celeste, la zona astronomica chiamata nelle antiche cosmologie “terra emersa”. In molte tradizioni ricorreva addirittura la nascita del mondo, come nel mithraismo, la vecchia religione persiana. Il mito narra che Mithra sacrificò il toro cosmico, da cui nacquero tutte le piante e tutti gli animali, e poi suggellò la sua amicizia con il Sole offrendogli la carne del toro in un banchetto sacrificale. Le antiche tradizioni ci offrono tutta una serie di miti legati alla primavera, che hanno al loro centro l'idea di un sacrificio a cui succede una creazione-rinascita-nascita. Un mito che mostra bene l'idea di un sacrificio e di una successiva rinascita è quello frigio di Attis e Cibele: Attis, bellissimo giovane nato dal sangue della dea Cibele e da questa amato, voleva abbandonarla per sposare una donna mortale. Cibele lo fece impazzire ed egli si evirò morendo dissanguato. Dal suo sangue nacquero viole e mammole. Gli dei, non potendolo resuscitare, lo trasformarono in un pino sempreverde. Dopo l'Equinozio, si svolgevano nel mondo ellenico le Adonìe, feste della resurrezione di Adone, bellissimo giovane amato dalla dea Afrodite che venne ucciso da un cinghiale (forse il dio Ares ingelosito). Adone era in realtà il dio assiro-babilonese Tammuz, a cui i fedeli si rivolgevano chiamandolo "Adon" (Signore). Egli dimorava sei mesi all'anno negli inferi, come il sole quando si trova al di sotto dell'equatore celeste (autunno e inverno). Si festeggiava a primavera la sua risalita alla luce quando si ricongiungeva alla dea Ishtar, l'equivalente dell'Afrodite greca. Allo stesso modo si festeggiava Persefone che ritorna nel mondo dopo aver trascorso sei mesi nel regno dei morti. Tutti questi miti ci mostrano l'unione di un simbolismo celeste (il cammino del sole nel cielo) e un simbolismo terrestre (il risveglio della Natura) in cui riecheggia il tema del matrimonio fra una divinità maschile, celeste o solare, ed una femminile, legata alla terra o alla luna. La primavera era infatti la stagione per accoppiamenti rituali, nozze sacre in cui il Dio e la Dea (personificati spesso da un sacerdote e da una sacerdotessa) si accoppiano per propiziare la fertilità. Come festa solare, appartengono all'Equinozio i temi del fuoco e della luce. Luce e fertilità sono sopravvissuti nel folklore europeo, in cui è rimasta la tradizione di accendere i fuochi di Pasqua sulle cime di alte colline: più a lungo restano accesi, più sarà fruttifera la terra. I miti primaverili della fertilità sono presenti anche nel Nord dell’Europa. La parola Est, la direzione a cui è collegato l'Equinozio primaverile, deriva da Eostre (o Ostara, "la stella dell'est" cioè Venere) la dea sassone della fertilità, assimilabile a Venere, Afrodite e Ishtar. Come molte delle antiche festività Pagane, l’Equinozio di Primavera fu cristianizzato: la prima domenica dopo la prima luna piena che segue l’Equinozio, i cristiani celebrano la Pasqua (Eostre ha dato il suo nome alla Pasqua nella lingua inglese: Easter) commemorando la resurrezione di Cristo. La simbologia della Pasqua deriva così da antiche tradizioni pagane: a Eostre era la dea sassone della fertilità assimilabile a Venere, Afrodite, Ishtar. A Eostre era sacra la lepre, simbolo di fertilità, il cui comportamento in marzo si dice assomigli a quello di una congrega di streghe danzanti. I Britanni associavano la lepre alle divinità della luna e della caccia, infatti cacciarla, ucciderla e mangiarne la carne era un tabù. I Celti la consideravano un animale divinatorio, e abolivano questo tabù temporaneamente a Beltane, quando la carne della lepre veniva consumato come pasto rituale per partecipare alla sua fertilità. Si dice che i disegni sulla superficie della luna piena raffigurino una lepre, ricordo questo dell'associazione dell'animale con divinità lunari. Questa raffigurazione della "lepre nella luna" appare nelle tradizioni cinesi, europee, africane e indiane. Nella tradizione buddhista le leggende narrano di come una lepre si sacrificasse per nutrire il Buddha affamato, balzando nel fuoco. In segno di gratitudine il Buddha impresse l'immagine dell'animale sulla luna. In Cina la lepre lunare ha un pestello ed un mortaio con cui prepara un elisir di immortalità. Gli Indiani Algonchini adoravano la Grande Lepre che si diceva avesse creato la Terra. Nell'antica Europa i Norvegesi rappresentavano le Divinità lunari accompagnate da una processione di lepri che portano lanterne. Anche la Dea Freya aveva come inservienti delle lepri e la stessa Dea Eostre era raffigurata con una testa di lepre. La lepre di Eostre che deponeva l'uovo della nuova vita per annunciare la rinascita dell'anno è diventata l'odierno coniglio di Pasqua che porta in dono le uova, altro simbolo di fertilità. L'attuale uovo di Pasqua ha così origini pre-cristiane, essendo un antichissimo simbolo di vita, di creazione e di rinascita. La nascita del mondo da un uovo cosmico è un'idea universalmente diffusa e veniva celebrata presso molte civiltà alla festa equinoziale di primavera, quando la Natura risorge. In numerose mitologie un uovo primordiale, embrione e germe di vita, è il primo essere ad emergere dal Caos: è l'"Uovo del mondo" covato da una Grande Dea e dischiuso dal Dio Sole. Un mito dell'India narra che nella notte dei tempi tutto era immerso nelle tenebre e sepolto in un sonno profondo. L'Assoluto volle creare il cosmo dalla propria sostanza, così creò le acque e vi depose a galleggiare un uovo splendente il quale generò al proprio interno Brahma il Creatore, che divise poi l'uovo stesso in due parti, formando la terra e il cielo. Come l’Uovo, dopo il lungo Sonno immersi nell’Oscurità, ora ci dischiudiamo rinnovati e guariti al Nuovo Mondo. La Forza che pervade ora la nostra mente ci nutre di speranze. Saremo in grado di percezioni lucide per quel che riguarda gli eventi che si susseguiranno nella vita di coloro che abbiamo accanto. Avremmo intuizioni maggiori per loro e per la nostra esistenza, intuizioni che ci porteranno ad intraprendere determinati passi piuttosto di altri. La scorsa serata per me è stata carica di magia e di intuizioni. Ho intuito situazioni felici e ho sentito tanto amore nel cuore e nell’aria stessa. Serberò e accrescerò questo seme di luce e di speranza nel mio cuore fin quando non sarà divenuto albero maestoso. Possa la Luce della Vita prendere il posto nel vostro cuore e nutrirvi d’amore e di nuova speranza. Dissetiamoci alla Fonte della Vita senza timore. Felice sia il Cammino verso Oestara! Articolo scritto da Rebecka. Severamente vietata la riproduzione senza il permesso dell'autrice e senza citarne la fonte. Alcune parti riguardanti le antiche feste sono liberamente tratte da Feste Pagane di Roberto Fattore.
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